giovedì 30 maggio 2013

Lazio, guida ai sentieri per riscoprire la natura

Erano giallo-rossi e sono diventati bianco-rossi, ma il calcio non c’entra. I piedi sì, per scarpinare su quei sentieri che trent’anni fa erano segnati solo su pochi massicci, dal Terminillo agli Ernici, e oggi permettono di avventurarsi su gran parte dei monti e delle colline del Lazio con un itinerario preciso, un punto di partenza e una meta, distanze e difficoltà ben definite.


In teoria senza perdersi; in pratica, come sostiene Stefano Ardito, documentarista e scrittore, camminatore e alpinista, autore della guida Iter “I 50 sentieri più belli del Lazio”, che festeggia i trent’anni dall’uscita del suo primo volume “A piedi nel Lazio”, «a volte è bello anche camminare fuori dai sentieri e perdersi».
Quello almeno non è cambiato: camminare sembra un’attività vecchia quanto l’uomo, eppure si è modernizzata e sulla guida oggi ci sono addirittura le coordinate per il GPS.
La tecnologia. «Quella del GPS in effetti è diventata una moda, un’esagerazione - afferma Ardito - ma in trent’anni è cambiato quasi tutto. Prima esisteva solo il Cai, il Club alpino italiano, oggi si contano una trentina di associazioni; poi è aumentata la gente che ha questa passione, un tempo erano duri e puri, con la bussola e i calzoni alla zuava, oggi c’è chi gira col binocolo per vedere fiori e animali, chi cerca i sentieri etruschi... Prima gli escursionisti erano i fratelli minori degli alpinisti e guardavano la grande parete dal basso».
Ma i tempi cambiano. «Anche l’equipaggiamento è cambiato - continua Ardito - è diventato colorato e più specifico, fatto apposta per camminare. La prima grande rivoluzione è stato il passaggio dagli scarponi di cuoio pesante alle pedule più leggere da escursioni. Poi sono arrivati i bastoncini, fondamentali soprattutto in discesa, servono a scaricare fino al 30% dello sforzo, si piegano e si infilano nello zaino». Ma non solo. A cambiare, in tutti questi anni, è stata anche la natura. Non sempre in modo negativo, anzi a volte in modo incredibile. «Oggi, anche nel Lazio, è possibile incontrare molti più animali di prima. Varie volte ho visto l’aquila librarsi sopra la mia testa, mentre un tempo i rapaci erano quasi spariti, causa caccia e i pesticidi. Cervi e caprioli sono stati reintrodotti nei parchi e si sono moltiplicati. Ma con un po’ di fortuna si possono incontrare il lupo, il camoscio appenninico, l’orso, il fenicottero, il cavaliere d’Italia».
Le escursioni. E dunque via per vette, laghi e faggete, strade romane e necropoli etrusche. Poi i borghi, i castelli medioevali, le cascate e le scogliere sul Tirreno, tutto a un passo o poco più da casa. I 50 sentieri descritti nella guida vanno dalle vette dell’Appennino ai laghi nei crateri degli antichi vulcani, dalla via Francigena all’isola di Ventotene, fino al cuore verde di Roma. Si cammina sull’anello del Lago della Duchessa, nei luoghi di San Tommaso d’Aquino e nella riserva di Decima-Malafede.
I sentieri sono adatti a tutti i camminatori, anche i meno allenati. Ne segnalerei tre: il ripido sentiero che porta in vetta al Circeo, da cui si gode un panorama mozzafiato, è un posto davvero selvaggio a due passi dalle spiagge più battute; gli itinerari sui Monti della Laga che anche grazie al mio zampino sono diventati un Parco; il sentiero di Barbarano per giocare all’archeologia, con le tombe etrusche che emergono dalla boscaglia».

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