Secondo una ricerca condotta da un team internazionale di
ricercatori, l’Artico potrebbe presto liberarsi dai ghiacci in seguito
ad un aumento della temperatura media atmosferica. Secondo gli studiosi,
in passato si è già verificato un evento del genere.
L’Artico ha già sperimentato un periodo con temperature più calde già
3,6 milioni di anni fa – prima dell’inizio delle ere glaciali – in un
momento in cui la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera
terrestre non era molto più alta rispetto ai livelli che si stanno
registrando oggi. Questa ricerca suggerisce quindi che il Polo Nord
potrebbe presto ritrovarsi senza ghiaccio. Per arrivare a questa
conclusione il team internazionale di ricercatori ha analizzato campioni
di sedimenti raccolti nel 2009 nel lago El’gygytgyn (
pronunicato El-Gee-Git-Kin), il più antico lago profondo nel nord-est
della Russia artica. I campioni hanno consentito agli scienziati di
studiare la storia del clima dell’Artico tra 2.200.000 e 3.600.000 di
anni fa, durante il Pliocene medio e i primi periodi del Pleistocene.
I ricercatori hanno scoperto che durante questo arco temporale l’Artico è stato anche ben più caldo,
con temperature estive di circa 14 gradi Fahrenheit (8 gradi Celsius)
più calde di quanto lo siano oggi nella zona. Il lago El’gygytgyn, o
“Lago E”, come i ricercatori lo chiamano, si è formato 3,6 milioni anni
fa, quando un meteorite ha colpito la Terra, scavando un cratere di ben
18 chilometri di diametro. Il lago è una delle poche zone artiche non
erosa dagli strati di ghiaccio continentali durante le ere glaciali, il
che significa che ha raccolto un record di sedimenti continuo e
indisturbato. I ricercatori hanno esaminato il polline fossile presente
nei sedimenti e hanno scoperto tracce di abete di Douglas e Cicuta.
Comprendere la vegetazione nella zona in quel periodo ha aiutato gli
scienziati mettere insieme più indizi riguardo il clima della zona.
“Per trovare l’albero di douglas e di cicuta a nord del Circolo
Polare Artico, bisogna avere estati molto calde e inverni miti in modo
che quegli alberi riescano a stabilirsi lì”, ha detto Brigham-Grette,
professore di glaciologia geologica dell’Università del Massachusetts.
La ricerca suggerisce inoltre che la concentrazione di anidride
carbonica in atmosfera, durante il Medio Pliocene e Pleistocene
inferiore, era simile ai livelli che si registrano oggi. Se questo è il
caso, il clima della Terra può essere più sensibile all’anidride
carbonica di quanto gli scienziati pensavano precedentemente,ha infine
affermato Brigham-Grette. “Possiamo vedere che l’Artico è molto
sensibile alle variazioni di CO2, ed i livelli nel Pliocene
sembrerebbero essere simili a quelli di oggi”. “Alcuni dei cambiamenti
che vediamo in corso ora – la fusione del ghiaccio marino o ad esempio i
ghiacciai con tasso di ablazione tremendo – suggeriscono che stiamo
andando indietro al Pliocene.”
Effettivamente la concentrazione attuale di anidride carbonica è
arrivata recentemente a 400 ppm, una soglia molto pericolosa da
sopportare.
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